Storia

L'amore di san Francesco verso gli abitanti di Greccio

San Francesco voleva bene ai grecciani, li stimava, anche se di loro diceva che erano "gente rozza e selvaggia". Nondimeno gli riconosceva la capacità di esprimere i sentimenti di fratellanza e amore in modo forte e affettuoso. Frate Leone, dietro richiesta dei grecciani, racconta uno dei tanti episodi della vita di Francesco in quei luoghi, l'incontro con un bimbo e del leprotto preso vivo al laccio, che vuole essere, se mai ve ne fosse bisogno, anche l’esempio del grande amore che san Francesco aveva per gli animali e per il Creato tutto. E l'amore per il leprotto fu così intenso che venne ricordato in una apposita scena del primo Presepio Vivente, la seconda per la precisione. Come dire che proprio dal Presepio di Greccio, e non solo, ovviamente, discende anche l'insegnamento per amare gli animali, con dei "precetti" che secoli dopo, Konrad Lorenz, fece proprio in un modo tale da meritare il Premio Nobel.

"Gente rozza e selvaggia": lo era la gran parte degli italiani d'allora, soprattutto quelli abituati a vivere sulle montagne, a conquistare giorno dopo giorno, il diritto d'esistere. Ma era la gente "rozza e selvaggia" che san Francesco amava al punto da incardinare molte delle sue azioni importanti proprio a Greccio, dove lui si trovava benissimo, in quel romitorio posto in una zona impervia, ad oltre mille metri d'altezza, sul monte Lacerone chiamata "La Cappeletta".

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